16/01/12

Copenhagen, ultima spiaggia.

Bonn, 11 Agosto 2009
Si è aperta ieri a Bonn la terza delle sei sessioni preparatorie al Summit delle Nazioni unite sul clima del prossimo dicembre a Copenhagen, un appuntamento negoziale di estrema importanza.

Per il Segretario della Convenzione Onu sul cambiamento climatico «è il momento di restringere le opzioni e di accorciare il testo»: il mondo ha davanti a sé "meno di 10 anni per fermare la crescita di emissioni di gas serra, se vogliamo evitare conseguenze catastrofiche per i popoli e il pianeta".
In un lungo discorso sul cambiamento climatico anche il Segretario delle Nazioni Unite ha definito come "la sfida più grande per l’umanità" l’appuntamento di dicembre in Danimarca.
La conferenza di Copenaghen potrebbe avere uno straordinario impatto politico e una portata storica epocale, ma mentre l'occidente industrializzato fatica a pensare di avere il ruolo principale nella "corsa" alla diminuzione dell’effetto serra, tutti i “Paesi poveri che stanno diventando ricchi” (Cina, India, Sudafrica, Brasile in testa) continuano a pensare che mentre le loro economie crescono su scala macroeconomica, i loro standard di vita rimangono bassi per la maggioranza dei loro cittadini.
E poichè sono i Paesi occidentali ad aver provocato la maggior parte dello sfacelo climatico in atto, i Paesi in via di sviluppo vogliono (giustamente) sapere quanto verrà versato in un fondo economico che dovrebbe servire per avviare la transizione verso economie più giuste dal punto di vista climatico e sociale e chi pagherà le opere di contenimento dei danni da effetto serra.
Per ora, il Ministero dell'Ambiente italiano tace e appoggia il ritorno al nucleare...

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